I lavori del mese in Apiario

MESE DI MAGGIO

Siamo al culmine della primavera, alle porte del estate, belle giornate, sole caldo e tutto un via vai ronzante intorno a noi.
L’acacia, ad inizio mese, in zona collinare, è in piena fioritura e dalla pianura c’è chi tira già le somme sul raccolto.

Se il periodo è climaticamente buono, molti tenteranno la transumanza dal basso in collina ingolositi da raccolti abbondanti ma la storia ci insegna che a volte i capricci meteo hanno fatto mangiare alle api anche il raccolto appena stoccato quindi è sempre tutto incerto finché il sospirato oro giallo non sarà nel maturatore.

Siamo operativamente sempre concentrati nel controllo della sciamatura, apposizione di ulteriori melari e , volendo, nella formazione di nuovi nuclei.

Se pensiamo ad un aumento di famiglie o dovessimo gestirne alcune di esuberanti, potremmo decurtare qualche telaio di covata opercolata , con anche quella fresca presente , ben coperto d’api e trasferirlo altrove, in un cassettino.

Con un occhio alle importazioni, potremmo trovarci, una ventina di giorni dopo con un nucleo fresco di regina che beneficerà dell’intera stagione per svilupparsi ed essere pronto per l’inverno.

Se la buona sorte è con noi, a fine acacia possiamo prelevare, tanti o pochi che siano, i melari avendo attenzione che i favi ivi contenuti siano in maggioranza opercolati, segno che l’umidità del miele è adeguata alla conservazione.

Una volta in laboratorio, rimuoveremo l’opercolo tramite forchetta o coltello disopercolatore per poi centrifugare e filtrare il tutto. Ultima fase è la decantazione del prodotto nel maturatore, un cui l’aria introdotta in precedenza verrà in superficie. Dopo una ventina di giorni potremo pensare di invasettare e conservare il nostro amato miele ben chiuso in luogo buio e fresco.

Facciamo sempre attenzione a lasciare gli spazi giusti alle famiglie in base alla popolosità cercando di prevedere gli incrementi o le contrazioni demografiche.

E’ pur vero che in natura sono autonome ma in una gestione ai fini produttivi è necessario supportarle, considerato che per contro sovvertiamo il loro ordine interno per i nostri scopi, come la formazione di nuclei o le variazioni di volume, melari e altro.

Comunque può accadere che si arrangino…

Se siamo in zona collinare sarà bene sbrigarsi a liberare i melari per poi restituirli alle api che prontamente li ripuliranno rendendoli capienti nuovamente per l’altro raccolto tanto amato dagli apicoltori, il castagno. Ambrato, dolce con note amare proporzionali alla distribuzione di alberi donatori nelle vicinanze, è forse il più amato da chi ricerca i gusti decisi e reca in se un piccolo paradosso.

Come possiamo definire amara una sostanza composta per oltre 80% da zuccheri? Eppure, zona più, zona meno, chi lo chiede cerca il retrogusto topico che fa inconfondibilmente CASTAGNO!

Ma torniamo a noi, siamo a maggio, non a giugno, e gli apicoltori trepidanti se ne vanno, nasi all’ in su, scrutando piccoli abbozzi di fiori appesi tra le fronde, stimandone lunghezza e consistenza.

Consultazioni frenetiche del meteo e scongiuri del caso fanno il resto affinché giugno sorga giudizioso.

Maggio prevede anche altre stime, ben meno romanzesche, attraverso l’esame della covata maschile asportata si cerca di intuire il carico di infestazione della tanto temuta varroa, acaro da cui le api non hanno ancora imparato a difendersi.

Se i segnali non sono buoni meglio attivarsi per scongiurare il peggio, in vari modi, sicuramente consultando un collega di provata esperienza o l’associazione di appartenenza per calibrare eventuali interventi nei modi e nei tempi meno impattanti per le nostre piccole amiche.

A volte ci si chiede chi possa rappresentare una vera minaccia per loro… considerando la condotta del genere sapiens a questo mondo, lascio a voi le conclusioni…non certo questa piccola cacciatrice.

Approfondimento del mese

La sciamatura è la conclusione di un insieme di fattori che portano all’inevitabile esodo, tanto che ad un certo punto è controproducente scongiurarla perché in ogni caso le api stopperebbero ogni altra attività, come se sfasate irreparabilmente.

Le condizioni che portano alla grande scissione sono come i vertici di un triangolo i cui lati sono rappresentati dalla quantità di scorte, dal numero di giovani pupe pronte a sfarfallare e dal numero di api adulte disponibili. Insomma una grande bilancia che pondera quanto cibo possa essere portato in viaggio nelle borse melarie e quello che resterebbe in dote in casa, alle giovani forze di imminente sfarfallamento, futuro produttivo dell alveare e a quanta possano seguire la regina madre in una grande incognita. Insomma l’insieme di feromoni compone un quadro olfattivo rappresentativo delle potenzialità riproduttive ( perché è il MACRO organismo a riprodursi, non il singolo essere) disponibile a tutte le residenti, insomma come sempre un ottimo esempio di come un sentore comune e rappresentativo possa far rete efficacemente!

Il miele, come lo conosciamo , è un prodotto delle api.

Volando di fiore in fiore , visitano centinaia di calici colmi di nettare ogni giorno, poi fanno ritorno e all’interno del alveare redistribuiscono tra le consorelle il bottino ( da cui bottinatrici).

La soluzione zuccherina iniziale, carica di saccarosio, altri zuccheri complessi e molta umidità viene asciugata e arricchita di enzimi, proteine dedite a frazionare le lunghe catene di carboidrati in altre più corte arrivando , in maggioranza , a fruttosio e glucosio.

Ecco il motivo della pronta digeribilità del miele.

Inoltre avremo un potere dolcificante percepito maggiore rispetto al comune saccarosio, zucchero da cucina, così da giustificare un minor quantitativo di miele a parità di sensazione al palato.